Coffe time: Storia di un vestito
Eccoci dopo tanto tempo a riparlare nuovamente delle (dis)avventure di una wedding planner, ma questa volta in chiave diversa perché questa volta vi parlerò di qualcosa di più personale e che mi tocca da molto vicino e che ha bisogno di un buon caffè per essere davvero gustato, quindi prendiamo un coffe assieme e scopriamo la storia di un vestito che per me ha significato più di quanto possiate pensare.
In Italia esistono tantissimi concorsi tra Oscar, Stars, Award, ZIWA, etc… per determinare chi sia il wedding planner migliore della nazione, che da quando ho iniziato questo lavoro, mi sono sempre ritrovata a guardare queste premiazioni come un mondo patinato e del lusso a cui non sapevo se avrei mai avuto accesso da neo- wedding planner quale ero, e come una bimba con la faccia premuta contro il vetro del negozio di dolci, ammiravo tutte quelle professioniste in abiti eleganti, al braccio dei loro accompagnatori/*trici che calcavano la scena come se la possedessero e prendevano premi che le innalzavano nel tempio dei grandi nomi del wedding.
Anni fa quando inizia la mia carriera decisi quindi di fare un acquisto folle, spinta da quella volontà di arrivare anche io su quei palchi, e comprai un abito da Galà blu notte ( colore che per chi mi conosce Sa che non p nelle mie corde perchè i sono una fan dei rossi!) e lo misi nell’armadio in attesa del suo momento.
Quel vestito non ha mai visto la luce del sole per anni, sempre lì in attesa, e anche quando ci sono stati galà, eventi importanti a livello internazionale, anche se le circostanze lo richiedavano, quell’abito non mi è mai parso adatto. Troppo largo, troppo stretto, troppo lungo, troppo corto, troppo tutto.
Settimane fa poi è arrivata una mail. Una di quelle che pensi che non arriveranno mai e che non riesci a pensare che stiano arrivando a te. Una mail innocente, in cui l’organizzazione di uno dei concorsi più importanti a livello nazionale, gli Italian Wedding Stars, mi chiede il logo. Incredula e dubbiosa del motivo, mando il logo e dimentico la cosa. Pochi giorni dopo escono i finalisti e tra i tre loghi vedo proprio il mio.
Ok, ero in finale per la categoria wedding planner.
Ok, ero sconvolta e sono rimasta davanti al pc per tipo due minuti buoni prima di girarmi verso Claudio e dirgli: ” Siamo in finale…”.
Tralasciando i momenti di panico al grido di: “Ma quindi andiamo a Roma alla finale?” e “Oddio prenota il treno che è tra neanche una settimana!” unita al “Ma siamo davvero in finale??”, comincio a preparare tutto per scendere a Roma e andare al Galà della finale.
Ed eccolo il momento giusto per tirare fuori un abito che da anni era lì ad aspettare il suo momento di gloria. Lo provo, ripensando a tutte le volte che lo avevo scartato e avevo pensato che avevo sbagliato a comprarlo, e invece questa volta è perfetto. Lo metto in valigia e si parte per Roma.
Arrivati al Galà non pensavo di vincere, ci speravo con tutto il cuore, ho lavorato anni per riuscirci ma da brava persona coi piedi per terra, sapevo che potevo scendere dal palco con un secondo o un terzo posto.
Invece nel momento in cui il giudice dice il mio nome, per poco non salto dalla gioia, rischio di lanciarmi giù dal palco per correre a casa a telefonare a tutti e subito cominciano le chiamate die miei sposi che non sapevo neppure mi stessero seguendo in diretta, forse più agitati persino di me.
Il vestito adesso è tornato nell’armadio, però so perchè non lo avevo mai tirato fuori prima: non era il suo momento. Proprio come non era il mio momento quando lo presi la prima volta, ma sapevo che prima o poi lo sarebbe stato. E non potrei essere più felice oggi di averlo visto in vetrina anni fa e aver detto: ” Un giorno lo mi servirà un abito da Galà, perchè un giorno sarò su un palco”.
Come sempre…
La vostra Super Weddy.